Il mondo in punta di dita.
Vietato non toccare: tatto e sviluppo cognitivo.
Attraverso il senso del tatto i bambini imparano a tradurre le idee astratte in esperienze concrete.
ESTRATTO da un articolo di D. CABRERA E L. COLOSI – MENTE E CERVELLO N.74 – FEBBRAIO 2011 [1]
La connessione tra il tatto e l’apprendimento è profondamente istintiva, inizia nell’infanzia e prosegue, in varie forme, nel corso della vita. Numerosi esperimenti hanno dimostrato che il tatto è importante quanto la vista per imparare e per conservare le informazioni. Inoltre, alcuni studi dimostrano che le attività tattili – per esempio giocare con i mattoncini – migliorano le abilità del bambino, da quella matematica a quella concettuale. (…….) Eppure, molti programmi scolastici si fondano sul vecchio paradigma che la conoscenza si diffonde da un istruttore esperto a uno studente passivo. Questo metodo di insegnamento è evidente quando i bambini finiscono la scuola dell’infanzia e si incamminano nel lungo viaggio attraverso la scuola elementare, la media e la superiore, dove l’istruzione si basa meno sulle esplorazioni pratiche e più sulla memorizzazione automatica dei concetti e delle nozioni.
Al contrario, l’aptica* – lo studio di come il senso del tatto influenza il nostro modo di interagire col mondo – ci dice che, se gli educatori coinvolgessero tutti i sensi degli studenti, i bambini non solo imparerebbero meglio, ma penserebbero anche meglio.
Il potenziale per la mente dovuto all’apprendimento aptico non vale solo per i bambini. La LEGO, infatti, sta promuovendo sul mercato un programma di allenamento chiamato “Serious Play” per le aziende. Team di dipendenti costruiscono modelli in LEGO che usano per rappresentare scenari del mondo economico (…) al fine di creare nuove idee e promuovere lo spirito di corpo. (…) La fonte di ispirazione del programma della Lego è stato il filosofo Platone, autore del celebre aforisma “possiamo imparare molto più da una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.
Per i bambini il gioco è una seconda natura; non servono maestri di vita. Anzi, il gioco fa parte del modo di essere del bambino. (…) Negli anni Sessanta lo psicologo dello sviluppo Jean Piaget scoprì che i neonati e i bambini fino a sette anni imparano soprattutto attraverso l’imitazione, il gioco e la manipolazione degli oggetti; per prima cosa sviluppano i riflessi e la coordinazione occhio-mano e fanno esperimenti con le abilità spaziali; più tardi usano le immagini e le parole per rappresentare gli oggetti e per classificarli. (…) Inoltre sviluppano capacità logiche e di ragionamento manipolando oggetti e distribuendoli – per esempio dal più grande al più piccolo – dimostrando di avere la padronanza di concetti come scala, quantità e lunghezza. (…) Ne deriva che l’apprendimento migliore scaturirà (…) dall’offrire allo studente opportunità migliori per costruire.
Una miriade di cosi detti materiali manipolativi (…) come mattoncini di legno, pallottolieri, monete, lettere di carta smerigliata, riempiono le aule degli istituti prescolari. (…) Il feed-back aptico, vale a dire i segnali provenienti dalle dita, aiuta i bambini a trattenere informazioni e a perfezionare le abilità scolastiche. (…)
Toccare e manipolare gli oggetti promuove anche il pensiero simbolico essenziale per imparare le lingue e la matematica. (…)
L’esplorazione pratica contribuisce anche allo sviluppo delle quattro abilità di pensiero essenziali nell’apprendimento: fare distinzioni, riconoscere relazioni, organizzare sistemi e assumere molteplici punti di vista. Dapprima, questo apprendimento prevede l’uso degli oggetti: di qui l’importanza del tatto. (…) In seguito, maturando, i bambini iniziano ad applicare questi concetti anche alle idee.
Una lezione essenziale che i bambini ricavano dal gioco pratico, quello che impegna le mani, è distinguere un oggetto da un altro. Gli esseri umani sono costantemente chiamati a discriminare parole, luoghi, concetti, oggetti e forme viventi con vario grado di specificità. (…) Un talento per la discriminazione con il tatto è evidente anche nei neonati (…) In uno studio del 2006 condotto su bambini fra i quattro e gli otto anni è stato osservato che i bambini che giocavano spesso con i mattoncini erano più inclini a partecipare a compiti che prevedevano l’uso di simboli come lettere e numeri. I bambini che giocavano con i mattoncini avevano anche un vocabolario più ricco e lo mostravano quando descrivevano le loro strutture ai compagni di gioco e agli insegnanti.
Il tatto può anche aiutare i bambini a distinguere le relazioni, un compito cruciale in molte situazioni della vita. Maria Montessori, che osservò come il pensiero è “espresso dalle mani prima di essere tradotto in parole”, usava nelle sue scuole molti materiali per dimostrare la relazione di scala. Uno di questi era la torre rosa, un gioco in cui i bambini impilavano cubetti rosa di legno graduati in una struttura rastremata verso l’alto, Manipolando i cubetti, i bambini capivano come la dimensione di ciascun pezzo fosse correlata alla sua posizione nella struttura. Le scuole ispirate al metodo Montessori mettono in evidenza la relazione tra la parte e il tutto (…)
Con il tempo i bambini arrivano a capire che il mondo consiste non solo di oggetti, ma anche di sistemi costituiti da parti. Presto imparano che il loro corpo è composto da testa, tronco, gambe e braccia e che la testa è a sua volta composta da occhi, orecchie, un naso, una bocca, un cervello. Nel tempo arrivano a gestire sistemi via via più complessi, dai tre atomi di una molecola d’acqua a un eco sistema composto da terra, aria, acqua, alberi e animali.
Il tatto aiuta i bambini a organizzare i sistemi e a capirli, con l’obiettivo di nutrire una mente che può sintetizzare le informazioni, ma anche scomporle nelle loro parti. (…) Quando i bambini capiscono come gli oggetti entrano in relazione, la loro immaginazione è indotta a considerare il mondo da prospettive differenti. Imparare ad osservare da diversi punti di vista è un’attitudine importante che stimola l’intelletto, migliora le abilità sociali e incoraggia l’intelligenza emotiva, l’empatia e la compassione.
*La Percezione aptica è il processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il Tatto.