Intervista ad Alessandra Ricci, Vicepresidente dell’Associazione Italiana Disgrafie

Da Lissa Massei (presso il suo sito web), l’intervista dettagliata che fondamenta le origine dell’Associazione Italiana Disgrafie e del metodo creato per supportare la rieducazione alla scrittura.

Ciao Alessandra, presentati brevemente ai nostri lettori, parlaci del tuo percorso e cosa ti ha portato nel mondo della rieducazione alla scrittura.

Sono arrivata a diventare rieducatrice della scrittura grazie alle smorfie e ai commenti poco gratificanti che i miei insegnanti, fin dai tempi della scuola primaria, facevano quando leggevano un mio scritto. Sicuramente è stata la frustrazione di constatare che ogni volta che qualcuno mi leggeva, si trattasse di un biglietto di auguri o di un compito in classe, invariabilmente mi trovavo a dover spiegare i miei geroglifici.

L’impossibilità di conquistare una grafia leggibile e gradevole che mi rispecchiasse nonostante il mio impegno costante  è stata senz’altro la molla principale che mi ha spinto ad andare a fondo alla questione, tanto più che la scrittura è comunicazione e io sono una comunicatrice nata. Dopo la laurea in lettere moderne mi sono dedicata allo studio della grafologia presso l’Arigraf. Poi, rassicurata riguardo a quello che la mia scrittura raccontava della mia personalità, ma ancora insoddisfatta riguardo alla causa di quella mia impossibilità di darle un aspetto più chiaro ed ordinato, mi sono specializzata in rieducazione della scrittura, disciplina nata in Francia negli anni Sessanta per opera di Robert Olivaux e dell’équipe di De Ajuriaguerra. Dopo aver superato l’esame presso A.N.G.Ri.S (Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura) ho seguito alcuni corsi di specializzazione sul Metodo Venturelli tenuti dalla stessa Dott.ssa Venturelli a Faenza. Sono diventata esperta del metodo e ho collaborato ad una sua ricerca sulle abilità grafomotorie nei bambini dai 5 ai 7 anni che è stata presentata nel 2012 nell’ambito del 2° convegno nazionale sulla disgrafia organizzato dall’Associazione onlus GraficaMente di cui Alessandra Venturelli è presidente. La collaborazione è proseguita con la partecipazione, in qualità di docente, al Master di 1° livello per consulenti didattici nelle scuole e rieducatori della scrittura che l’Università di Ferrara ha organizzato nell’a.a. 2013/2014. Ed ora sono al suo fianco, in qualità di vicepresidente dall’Associazione Italiana Disgrafie, dal 18 luglio scorso (2015 ndr).

Cosa sono le disgrafie? Da cosa possono dipendere problemi di disgrafia?
Disgrafia e DSA, punti in comune e non… 
Quali sono i vantaggi del metodo Venturelli e in che cosa consiste?

La disgrafia, inserita dagli esperti fra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, riguarda esclusivamente il gesto grafico e comporta una difficoltà importante di tipo percettivo-motorio nell’esecuzione della scrittura manuale, pur in assenza di deficit neurologico o intellettivo.

Esistono due diversi approcci a questo problema. Il modello medico attribuisce delle cause neurobiologiche innate alla disgrafia. Una volta diagnosticata dal neuropsichiatra infantile, il trattamento riabilitativo previsto dalla legge 170/2010 prevede che a scuola si adottino le strategie dispensative e compensative. Se vogliamo fare una metafora che renda l’idea, è come fornire a un bambino di 8-9 anni che ha qualche difficoltà a camminare speditamente, una sedia a rotelle anziché sottoporlo a delle sedute di fisioterapia che rinforzino la muscolatura.

Al contrario, la visione pedagogico – didattica che il Metodo Venturelli sostiene, intende stimolare e sollecitare al massimo le potenzialità del soggetto grazie al fatto che il cervello è un organo plastico capace di apprendere continuamente attraverso un esercizio continuo e mirato. Tale visione afferma, inoltre, che le cause della disgrafia possono essere diverse e dunque i casi andranno valutati e trattati in maniera personalizzata: in breve, la disgrafia può essere provocata da cause socio-culturali, educativo-scolastiche o da difficoltà grafo-motorie. E’ importante perciò agire prima di tutto sulla prevenzione, fornendo ai bambini già in tenerissima età, gli strumenti utili ad acquisire i prerequisiti necessari ad imparare a scrivere. Se questo passaggio viene saltato o non è affrontato adeguatamente, bisognerà intervenire con un percorso di rieducazione della scrittura. Solo in ultima analisi si ricorrerà alle strategie dispensative e compensative.

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Intervista ad Alessandra Ricci, Vicepresidente dell’Associazione Italiana Disgrafie

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