Riportiamo la prima puntata di una serie di interviste a esperti e sperimentatori di tecniche per l’avvio alla letto-scrittura.

Lei ha ideato un metodo che si concentra sulla scrittura a mano. A quale fascia d’età si rivolge? Lo potrebbe illustrare ai nostri lettori?
Il metodo che ho messo a punto si basa su una ricerca di pedagogia sperimentale iniziata 17 anni fa ed ancora in corso, realizzata in numerose scuole italiane da me personalmente e dai i miei collaboratori che fanno parte del Gruppo di ricerca del Metodo Venturelli® nelle scuole.
Questo metodo è stato ideato per preparare e per avviare alla scrittura a mano fin dai primi anni di scolarità, accompagnando gli alunni in una logica di continuità didattica dall’ultimo anno di asilo nido, per tutti i 3 anni di frequenza della scuola dell’infanzia e nei primi anni di scuola primaria.
Le finalità del metodo sono infatti quelle di facilitare l’apprendimento della scrittura e particolarmente del corsivo al numero più alto possibile di bambini, cercando di limitare i rischi di disgrafie e di difficoltà grafo-motorie, spesso dovute a stimoli educativi e scolastici inadeguati.
Il suo metodo può essere utile anche nei casi di disturbi specifici dell’apprendimento come la disgrafia? In che modo?
Oltre alla prevenzione, il mio metodo si occupa anche di recupero delle disgrafie, poiché si tratta di un percorso unitario di abilitazione-riabilitazione della scrittura a mano che prevede 3 fasi successive di intervento, sulla base degli effettivi bisogni e dei diversi stadi di apprendimento di un bambino.
Si parte con una prima fase di insegnamento rivolta a tutti gli alunni nelle scuole dai 2 anni e ½ ai 7 anni, con particolare attenzione agli alunni con minori abilità percettive e motorie di base.
In classe seconda di scuola primaria, si procede quindi a una seconda fase di attività didattiche mirate, per potenziare le abilità ancora carenti in alcuni alunni.
Se un bambino dopo la classe seconda presenta ancora importanti difficoltà di scrittura a mano, si passa a una terza fase, condotta individualmente da un rieducatore della scrittura.
Soltanto al termine di questa fase, si dovrebbe ricorrere ad eventuali strategie dispensative e compensative per quegli aspetti che non sono stati del tutto recuperati durante la rieducazione, come previsto dalla Legge 170 sul DSA del 2010.
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