Malgrado sia ancora poco conosciuta e diffusa in Italia, la rieducazione della scrittura offre una metodologia molto efficace per il recupero della disgrafia, nell’ambito dei possibili interventi sui disturbi specifici di apprendimento.
Spesso nei centri preposti per le diagnosi dei DSA, si propone di risolvere il problema della disgrafia suggerendo di sostituire la scrittura a mano con l’uso della tastiera al computer o di scrivere in stampatello anziché in corsivo. Tuttavia, questa soluzione non può che essere rinunciataria, in quanto presuppone che non si possano in alcun modo sviluppare le potenzialità del bambino, per cui si sceglie di aggirare il problema anziché cercare di realizzare un vero recupero.
Nata in Francia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la rieducazione della scrittura vanta tecniche promosse da esperti come H. Masson, J. De Ajuriaguerra e R. Olivaux e applicate nel corso di circa mezzo secolo per aiutare i bambini disgrafici.
Poiché la scrittura non è un processo spontaneo bensì acquisito, in fase di apprendimento è importante che le abitudini di postura, presa della matita, direzioni dei gesti e modello delle lettere vengano assimilate correttamente. L’esercizio ripetuto nel tempo attiva percorsi neuronali in grado di generare degli automatismi corretti.
Se durante l’apprendimento si creano automatismi “sbagliati” (ad esempio posture o impugnature scorrette, direzioni delle lettere non funzionali), poi nel corso del tempo quelle abitudini si aggraveranno, fino all’emergere di vere e proprie disgrafie che per essere risolte richiederanno poi un intervento specifico ed individualizzato.
La rieducazione della scrittura interviene dunque per realizzare potenzialità latenti che non erano state prima di allora utilizzate dal soggetto. Essa comporta un processo che tende a fare abbandonare gli automatismi “scorretti”, per attivare percorsi neuronali più efficaci da un punto di vista funzionale e per creare abitudini che facilitino la scrittura in fase esecutiva, negli aspetti della leggibilità, della scorrevolezza e dell’ordine spaziale.
Le tecniche utilizzate vanno da attività preparatorie di rilassamento e di motricità specifica degli arti coinvolti nel gesto grafico ad esercizi di macrografia e di pregrafismo, fino alla vera e propria rieducazione della scrittura.
Normalmente, un percorso di recupero dura dalle 10 alle 20 sedute e viene intrapreso tra la seconda e la terza classe di scuola primaria, anche se è possibile anche in classi più avanzate e persino negli adulti, purché vi sia una adeguata motivazione e uno specifico allenamento. Infatti, oltre all’appuntamento settimanale, è importante l’impegno del soggetto che deve eseguire a casa esercizi quotidiani di potenziamento degli aspetti funzionali inizialmente carenti.
Una rieducazione può dirsi conclusa quando un bambino scrive bene in modo autonomo e in ogni situazione, a casa e a scuola, in modo ben leggibile e con velocità adeguata alla sua età. E la risoluzione di questo problema innesca benefici ad ampio spettro, da quelli del rendimento scolastico, a quelli della motivazione, della serenità e della fiducia in sé.

